Parlano tutti di Big Data e di come Amazon o Google siano bravi ad utilizzarli per i propri IMMENSI business…
Ma funziona anche per le PMI?
In questo articolo ti mostrerò la strategia e le prove concrete che i Big Data siano una risorsa FENOMENALE anche per quelle aziende che NON hanno migliaia di dipendenti.
Il problema come vedremo non sono affatto i big data ma la mentalità e il ferreo allineamento ad obiettivi strategici e domande SMART.
- Inizia con strategia (NoN buttare €€)
- Non è una gara a chi ha più dati
- Case study 1. (Tracciare un negozio offline come un e-commerce)
- Case study 2. (Aumentare l’attenzione della formazione online del 300%)
Inizia con strategia (NoN buttare €€)
Per prima cosa dobbiamo cercare di capire quali dati abbiamo a disposizione.
Niente di più SBAGLIATO.
Questo è il modo migliore per sprecare risorse intutilmente e convincersi che i Big Data non funziona.
Funzionano eccome, è la tua strategia che non funziona.
Per prima cosa dobbiamo partire con gli obiettivi strategici di un’azienda, se non ancora non ne abbiamo di consolidati consiglio di iniziare a guardare a 4 quadranti:
- Clienti e mercato
- Operations
- Risorse ed asset
- Area finanziaria
Dentro ad ogni area strategica, tenendo in considerazione valori e posizionamento della propria azienda, possiamo inziare a pensare a quale siano i principali pain point (o direzioni) della propria compagnia.
- Aumentare le vendite?
- Differenziare i prodotti?
- Capire meglio il proprio target?
- Efficientare i processi?
- Abbattere i costi di manutenzione?
Avendo ben chiaro uno o più obiettivi a questo punto possiamo inziare a stendere le nostre SMART questions che ci dirigeranno lungo il nostro lavoro…
Obiettivo e SMART questions sono la differenza da vittoria e fallimento nell’uso strategico dei dati.
Siamo sommersi da una marea di informazioni… nel 21^ secolo vince chi sa farsi le giuste domande, non le chi ha le milgiori informazioni.
Non è una gara a chi ha più dati
Molti sono convinti che per fatturare con i big data abbiamo bisogno di immense quantità di informazioni, costose e difficili da recuperare.
Niente di più errato.
Abbiamo bisogno di SMART questions per definite.
Avendo le giuste domande smettiamo di brancolare al buio e ci concentriamo sulle informazioni di cui abbiamo davvero bisogno.
Un conto è cercare qualsiasi informazione e sperare che diventano utili, un conto è partire dal problema e trovare piano piano le informazioni partendo da quelle con più alta probabilità di essere utili.
P.S. Le informazioni disponibili nel 21^ secolo sono davvero infinte, auguri a cercarle tutte e sperare.
Questo articolo ne è la prova:
Potrei parlare per ore di strategia e di come sia importante definire bene il business case, qualche altra risorsa la puoi trovare qua:
O magari un consulente esperto può guidarti nell’approcciare la tecnologia con successo.
E infine vediamo nel pratico cosa significa partire con un obiettivo, definire le SMART questions e creare VALORE di bsuiness con big data e intelligenza artificiale.
Case study 1. (Tracciare un negozio offline come un e-commerce)
Obiettivo: aumentare le vendite di un negozio fisico.
SMART questions:
- Quante persone attraversano il negozio?
- Quante si fermano a guardare la vetrina?
- In quante entrano?
- In quante comprano?
È facile per un e-commerce misurare i tassi di conversione, da dove proviene il traffico, la spesa media per acquisto, la life time value etc…
Più difficile per uno store fisico.
Il 99% degli store manager pensano perfino sia impossibile.
E invece grazie alle nostre SMART questions possiamo davvero ricostruire e misurare l’intero sales funnel del negozio fisico grazie a piccoli e comodi sensori.
I sensori rilevano le onde elettromagnetiche degli smartphone che TUTTI noi ci portiamo dietro mentre facciamo shopping.
Quante persone attraversano il negozio?
Molto semplicemente basta mettere i sensori nelle vetrine e misurare quante diverse onde vengono captate ogni giorno.
Quante si fermano a guardare la vetrina?
Anche qua basta guardare quanto lo stesso smartphone si ferma più di un minuto.
In questo modo possiamo misurare la capacità persuasiva delle vetrine.
Posso capire che le vetrine rosse convertono meglio di quelle blu ma peggio di quelle gialle.
In quante entrano?
Stesso discorso.
Soltanto che possiamo misurare sia la capacità delle vetrine di catturare l’attenzione che quella di ‘convertire’ e spedire il cliente all’interno del negozio.
Questo è il potere delle SMART questions.
Case study 2. (Aumentare l’attenzione della formazione online del 300%)
Non soltanto possiamo utilizzare i big data per le PMI ma pure l’intelligenza artificiale.
Tra l’altro ho lavorato direttamente ad un caso molto simile con un cliente.
Obiettivo: misurare l’efficacia degli eventi/formazione online.
SMART questions:
- Qual’è il livello di attenzione dei partecipanti?
- Come cambia nel tempo?
- Quando inserire uno sponsor?
- Come miglioriamo il nostro servizio di streaming a distanza?
Anche in questo caso un problema insormontabile.
Come faccio a capire che succede dietro al PC di uno spettatore?
Beh, nel 21^ ed esiste una tecnologia chiamata Emotion Recogntion che sta cambiando il mondo delle interazioni uomo-macchina con risultati piuttosto interessanti.
Addestrando l’algoritmo con migliaia se non decine di migliaia di facce che esprimono diverse emozioni è possibile ricostruire lo stato d’animo di una persona solo tramite la sua espressione.
In particolare i valori di arousal e valenza determinano a grandi linee il livello di attenzione di un spettatore.
Senza dimenticare che tramite la faccia abbiamo accesso anche a:
- Età (con un intervallo di confidenza decente)
- Genere
- Segni particolari (come occhiali, trucco etc…)
Ed ecco che seguendo le SMART questions che ci siamo posti possiamo risolvere problemi ben precisi e testare le soluzioni.
Quanto cambia nel tempo il livello di attenzione?
Possiamo notare che alla mattina e subito dopo pranzo l’attenzione è maggiore ed ecco che abbiamo capito quando è il momento di fare entrare uno sponsor se si tratta di un evento.
Se abbiamo ingaggiato degli speaker (soprattutto professionisti e ben pagati) possiamo capire quale sia il più efficace monitorando lo stato d’attenzione del pubblico.
Se si tratta del lancio aziendale possiamo notare che il prodotto XY ha un certo appeal per le donne over 65.
Se si tratta di formazione online, dallo stato di confusione delle persone, possiamo capire che l’esempio al minuto 35 non funziona affatto bene e che bisogna sostituirlo con uno più efficace.
Il tutto sta nel farsi guidare dalle SMART questions.
Pensieri finali
Beh se hai letto fino a questo punto spero di averti convinto.
Oggi più che mai Big Data e intelligenza artificiale sono tecnologie alla portata di (quasi) tutti.
Il problema non è la tecnologia, il problema è saper coniugare con astuzia strategia di business e potenziale del digitale.
Chiaramente sta proprio alla capacità del manager o del consulente di saper far incontrare all’interno dell’azienda conoscenza di dominio e awareness tecnologica per poter generare use cases creativi.